A.A.A...utenticità cercasi
- sabrinapompeipsicologa

- 9 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Uno scenario molto tipico delle consultazioni è quello all'interno del quale le persone, pur di farsi accettare dalle altre, decidono di mettersi in secondo piano o di rispondere a necessità altrui. Tuttavia, nel tenere in considerazione i bisogni degli altri, si perde di vista noi stessi e l'ascolto dei nostri bisogni, ed ecco che subentra la frustrazione. Nell'accontentare "altruisticamente ma non volontariamente" le esigenze altrui, piano piano si rema contro il proprio benessere mentale, che invece rimane sempre e comunque il nostro obiettivo della terapia. Mi ritrovo molto spesso a fare questa riflessione nelle terapie con i miei pazienti, che paradossalmente, nel momento stesso in cui riescono ad affermare i loro bisogni e riescono ad essere autentici con se stessi prima di tutto, attraggono situazioni positive e soprattutto riscontrano ringraziamenti da parte delle persone, che invece avevano paura di ferire. Piuttosto le persone possono sentirsi prese in giro nel momento stesso in cui vengono messe al corrente del fatto che quella determinata azione che è stata messa in atto per loro, non era realmente ciò che la persona volesse fare. E' inevitabile che alcune decisioni possano sembrare scomode ai più, ma l'aspetto più determinante per sentirsi autentici è il non avere paura o il non sentirsi in colpa ad essere se stessi, ad affermarsi per ciò che si è senza aver timore del giudizio altrui, o della cornice culturale e sociale all'interno della quale siamo inseriti e verso la quale in un modo o nell'altro sentiamo di dover rendere conto.
La risoluzione di moltissime dinamiche di coppia e non infatti, consiste proprio nel riuscire a rimanere in contatto con se stessi, pur stando in contatto con un'altra persona. Cioè sentire di poter essere se stessi, senza perdere se stessi!
E voi? Siete mai andati incontro a questo genere di situazioni? Come le avete gestite?





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